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Il pedagogista: tra ostilità associative alla ricerca di una professionalità



Chi opera nel settore pedagogico molto spesso sembra più (pre)occupato a difendere il proprio titolo di studio contro i presunti “attacchi” degli altri professionisti o a rivendicare pari opportunità rispetto agli psicologi, piuttosto che occuparsi della fondazione di una teoria pedagogica che possa elevarsi a paradigmi di riferimento.

Da tempo ormai tante associazioni del settore pedagogico lottano per la costituzione degli Albi e per la tutela del lavoro educativo contro l’esercizio abusivo di professionisti in ambito pedagogico.

Dal nostro punto di vista un albo o un ordine professionale non costituiscono di per sé stessi una garanzia di “qualità” mentre intendiamo molto più valida la strada della Legge 4 del 2013 riguardante le “Professioni non disciplinate da Ordini e Collegi” panorama in cui il consulente pedagogico può muoversi serenamente senza nessun complesso di inferiorità.

Il consulente pedagogico non deve vivere l’impossibilità dell’utilizzo di strumenti psicodiagnostici come una limitazione poiché il suo operato non è contrassegnato da finalità diagnostiche e terapeutiche e questo costituisce proprio la sua forza.

Il problema resta quindi quello della mancanza di una specifica teoria pedagogica che possa costituire una cornice operativa della consulenza in ambito pedagogico. Questa mancanza da un lato ha fatto si che il modello di intervento pedagogico sbarcasse in televisione con il programma “le Tate” che per sanare un’emergenza educativa osservano la relazione genitori / bambini e offrono delle strategie di risoluzione consegnando la pedagogia all’ingenuità teorica e al senso comune e dall’altro ha generato la proliferazione di pagine e blog sui social network in cui compaiono frasi ad effetto come “bambino centrismo”. “pillole pedagogiche” avvicinando così la pedagogia alla dinamica del “consiglio” e appiattendo sempre di più l’importanza della pedagogica.

La nostra visione pedagogica si basa sulla ripresa di una teoria “forte” dell’educare, vale a dire un approccio che possa dare dignità alla pedagogia strappandola dalla deviazione del senso comune e dalle teorie ingenue che la legano al “consiglio” per giungere alla teoria della Relazione educativa, poiché, il consulente pedagogico è un tecnico della relazione educativa capace di individuare delle anomalie nel funzionamento della dinamica relazionale che possono essere risolte attraverso l’utilizzo di strumenti e pratiche educative.

Noi nel svolgere con professionalità il nostro sapere pedagogico attraverso l’osservazione, il colloquio e l’utilizzo di strumenti e pratiche educative cerchiamo di facilitare quelle disfunzionalità relazionali presenti in ambito familiare, scolastico e giuridico, però purtroppo ci rendiamo sempre più conto che in assenza di un modello, si lavora a caso, dispensando consigli basati su luoghi comuni o estrapolando saperi frammentati senza intenzionalità così la consulenza pedagogica va perdendo il suo significato e significate che le dovrebbero conferire un valore sociale e scientifico.

Dott.ssa Carmela Internicola Pedagogista, Formatore, Esperto nelle relazioni educative familiari

Dott.ssa Simona Di Paolo Pedagogista, Formatore, Progettista Europeo

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