La famiglia è una relazione sociale , si evolve e muta a seconda delle esperienze e dei progetti di vita dei suoi membri, soprattutto in relazione costante con il micro e macrocosmo di riferimento. Magni nel 2005, sosteneva che la famiglia assomigliava ad un patchwork, ben diverso dal concetto di famiglia allargata, perchè non implicava tanto la dimensione dell'ampliamento , quanto piuttosto una risultanza di più parti affettive e relazionali con provenienza ed origini diverse. In questa dimensione l'affettività si scompone e si ricompone in funzione delle nuove necessità affettive e non più di ordine religioso o statale. La nuova famiglia è una FAMIGLIA che si crea attorno alla mutevolezza dei bisogni affettivi ; tutto ciò determina uno stato di disequilibrio entropico nel sistema, che costringe i membri a cercare nuove forme di relazioni e nuovi modelli di riferimento. la moltitudine di bisogni disattesi innesca dinamiche interne disfunzionali e i singoli soggetti vanno alla ricerca dell'appagamento in tante altre interconnessioni sociali e spesso chiudendosi nell'isolamento dei social, dai quali ricavano un momentaneo soddisfacimento, di sovente, non supportato dalla realtà fisica. Le relazioni affettive, in tal modo, mettono in gioco la propria precarietà e la propria provvisorietà. Si va creando una dimensione sempre più forte di dipendenza affettiva che porta ad una scarsa autonomia e autoregolazione delle emozioni con la conseguente risultanza di un crescendo di stati di ansia che generano depressione e aggressività.
Come in tutti i momenti di passaggio e mutazione si vive uno stato di Krisis ( dal greco - momento che separa una maniera di essere o una serie di fenomeni da un'altra differente -) dove un problema viene rilevato e si va alla ricerca del suo superamento.
Partendo da questo assunto, vediamo quanto diventi insistente l'esigenza di dare un approccio pedagogico alle nuove problematiche , in quando nel cambiamento si impone una esigenza di rieducazione , educazione alle nuove dinamiche sociali e relazionali. Non bisogna guardare alla vecchia tipologia di famiglia ma andare oltre e imparare a leggere le nuove esigenze e le nuove dinamiche facendo in modo che non diventino disfunzionali.
Nel caos generato dal cambiamento viviamo paradossalmente in una condizione di dipendenza affettiva, che non ci rende liberi e soprattutto aumenta lo stato frustrane dell'insoddisfazione del bisogno atteso. Può così capitare che questo stato frustrante tocchi livelli alti che sfociano in atteggiamenti patologici. Per prevenire questo stato di cose, si necessita della collaborazione di tutte le agenzie educative, formali , non formali ed informali, con il supporto e l'accompagnamento pedagogico nel sostegno alla genitorialità, all'insegnamento , nella mediazione dei conflitti, nella rilevazione dei bisogni , nell'educare al riconoscimento del sé attraverso il riconoscimento dell'altro. Tutti quei fenomeni disfunzionali causati dalla precarietà delle relazioni all'interno della famiglia , portano spesso e volentieri a situazioni di disagio sociale e personale. La mancanza di autostima, senso di inadeguatezza ed umiliazione che porta il soggetto a covare sentimenti rancorosi e irrompe in comportamenti ostili. L'insicurezza genera violenza e tensione emotiva, conflitto e disagio. A mio avviso ritengo importante sensibilizzare la società ad accogliere un approccio pedagogico come prevenzione e come costruzione per un futuro più stabile e produttivo, educando al rispetto, alla condivisione e al riconoscimento dell'altro.