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Immagine del redattorePresidente Dott.ssa Carmela internicola

L'Educazione Affettiva per affrontare i cambiamenti



Oggi si parla tanto di scuola, è diventato uno degli argomenti più discussi in ogni tipo di contesto. Purtroppo però gli unici a non avere la possibilità di esprimersi sono coloro che animano la scuola, gli alunni e gli insegnanti.

Educazione affettiva da voce a chi la scuola, la vive, la costruisce e forse talvolta la subisce: i bambini, attori principali di questo microcosmo, e i maestri, figure di riferimento nel loro cammino di crescita.

Questa è la scuola, ovunque. Il resto sono sovrastrutture, orpelli, che troppo spesso sono gli unici argomenti trattati dall'opinione pubblica.

Il film racconta gli ultimi giorni di scuola di una quinta elementare nella 'Scuola - Città Pestalozzi' di Firenze nel 2011, un viaggio nelle emozioni ruvide e profonde dei piccoli e nella passione per il proprio lavoro di due maestri in Educazione affettiva, il documentario di Federico Bondi e Clemente Bicocchi prodotto da Ardaco e distribuito in collaborazione con Lo Scrittoio, restituisce la scuola ai bambini, mettendo la telecamera alla loro altezza, scrutando sguardi, gesti, movimenti, sogni, desideri di una classe di una piccola scuola di Firenze. Senza nessuna mediazione, giudizio o metariflessioni da adulti.

Il film apre una porta su un mondo che agli adulti è ormai sconosciuto ma che contiene un ricordo, uno svelamento di un dialogo tra il "dentro" e il "fuori", tra il passato, il presente e il futuro, che riguarda ognuno di noi

Se la scuola non insegnasse solo a scrivere ma lavorasse anche su ogni singola persona ci sarebbe meno lavoro per gli psicanalisti. Nel film c'è uno spaccato di rapporti basati sulla vera condivisione, non come quella che trovi sui social network. Saltano agli occhi il rispetto e la fiducia reciproca, che sono le basi per la vera libertà.

Durante l’ora di educazione affettiva, una delle materie “insegnate” alla Pestalozzi, si vede come allievi e maestri imparino giorno dopo giorno a conoscersi meglio, a esprimere le reciproche paure (perché anche i maestri osano rivelare le proprie), accorgendosi dei propri limiti e delle proprie specificità. Se insegnare significa, stando all’etimo della parola, “lasciare un segno”, sicuramente i maestri del film avranno lasciato segni duraturi nei loro allievi.

È risaputo infatti che un segno permane negli studenti se il processo educativo tiene conto delle molteplici dimensioni che animano la vita scolastica e in cui sono incluse oltre alle lezioni e alle valutazioni dell’apprendimento, giochi, dubbi, scoperte, sensazioni, emozioni, affetti, tutto ciò, insomma, che fa parte del cammino esistenziale.

Congedarsi dai luoghi dell’infanzia, passare a un altro ordine di scuola, vuol dire sperimentare la rinuncia alle certezze acquisite, il disorientamento, il senso di estraneità... E tanti allievi entrano in crisi in questa fase delicata del loro percorso. Per accompagnarli nel passaggio è importante permettere loro di esprimere, anche in forme diverse, le paure legate al cambiamento, in modo tale che possano trovare possibili forme di rassicurazione. Inoltre può essere utile che gli allievi prendano atto dei loro punti di forza, sui quali potranno appoggiarsi nel nuovo corso di studi, e degli aspetti positivi del “diventare grandi”.

Si può immaginare in definitiva che per i ragazzi del film traghettare verso la scuola media avrà avuto i suoi costi, come per chiunque altro, ma che loro, grazie alla dimensione affettiva e relazionale esperita con gli insegnanti della primaria, abbiano avuto sufficienti strumenti a disposizione per affrontare con sguardo prospettico il nuovo corso dell’esistenza.


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