Cosa provano i bambini dislessici quando non vengono compresi????
- Dott.ssa Carmela Internicola
- 27 ago 2015
- Tempo di lettura: 3 min

Ogni bambino, durante i primi anni di scuola, deve riuscire a risolvere i conflitti tra un’immagine di sé positiva e i sentimenti di inferiorità, così da poter sviluppare sentimenti positivi su se stessi e in relazione alla vita, ma se i bambini vanno incontro ad insuccessi e frustrazioni continue, essi si costruiscono l’idea di essere inferiori agli altri e che i loro sforzi non diano risultati, sentendosi inadeguati e incompetenti.
Questo è quello che succede ad un dislessico il quale se riesce a compiere una determinata cosa, tende ad attribuire il proprio successo alla fortuna; quando fallisce, semplicemente si considera un incapace e dunque si autoattribuisce l’insuccesso.
Le frasi spesso ambivalenti, pronunciate dai bambini e dai ragazzi con dislessia possono essere: “fino a che età dovrò andare a scuola? Voglio essere come gli altri. Da solo non so fare i compiti. Quando leggo, io capisco ma gli altri no. Non mi piace leggere. Mi secca essere aiutata dalle amiche. Non voglio fare i compiti”.
Questi interrogativi ed affermazioni ci fanno comprendere la difficoltà che questi bambini evidenziano riguardo al loro iter scolastico, cosa dipende da loro e dal loro impegno e quanto e cosa dal disturbo di lettura, scrittura o calcolo.
I principali problemi sociali ed emotivi di un bambino con Disturbo Specifico di Apprendimento possono suscitare:
• Frustrazione: è determinata dall’incapacità di tali alunni (che posseggono un’intelligenza nella norma) a soddisfare le aspettative. I loro genitori e gli insegnanti vedono un bambino intelligente e creativo che non riesce a imparare a leggere e a scrivere. Sempre più spesso i dislessici e i loro genitori si sentono ripetere: ”eppure è così intelligente, se solo si impegnasse di più”. Ironicamente nessuno sa quanto duramente i bambini dislessici ci provino.
• Ansia: spesso la costante frustrazione e confusione a scuola rende questi bambini ansiosi. L’ansia è acutizzata dalla disomogeneità che caratterizza il quadro della dislessia. L’ansia fa sì che i bambini evitino tutto ciò che li spaventa e spesso insegnanti e genitori interpretano questo comportamento come pigrizia. Così, la scarsa propensione del dislessico a partecipare alle attività scolastiche o ad impegnarsi nei compiti a casa è spesso riconducibile più all’ansia ed alla confusione che all’apatia. L’ansia è il più frequente sintomo emotivo riportato dai dislessici adulti. I dislessici diventano paurosi a causa della loro costante frustrazione e confusione a scuola. Poiché essi hanno la tendenza ad anticipare il fallimento, vivere nuove situazioni può provocare una forte ansia.
• Rabbia: la frustrazione può provocare rabbia. Il bersaglio della rabbia può essere costituito dalla scuola, dagli insegnanti, ma anche dai genitori e dalla madre in particolare. Talvolta, il bambino tiene a freno la propria rabbia a scuola, al punto da diventare estremamente passivo; poi, una volta al sicuro nell’ambiente domestico, questi potenti sentimenti irrompono.Altre volte, invece, manifesta la sua rabbia nell’ambiente scolastico, attuando comportamenti di tipo reattivo (aggressività, opposizione, provocazione, rifiuto).
Mentre per un genitore può essere difficile gestire queste situazioni, spesso, il tutoraggio da parte di coetanei o di ragazzi poco più grandi può rivelarsi uno strumento efficace di intervento e di aiuto. La frustrazione provata a scuola dallo studente con DSA può frequentemente provocare rabbia.
-Immagine di sé negativa: durante i primi anni di scuola ogni bambino deve risolvere i conflitti tra un’immagine di sé positiva e i sentimenti di inferiorità, provocati dalle difficoltà nell’apprendimento. I bambini dislessici, infatti, andando incontro ad insuccessi e frustrazioni, si fanno l’idea di essere inferiori agli altri bambini e che i loro sforzi facciano poca differenza; spesso si sentono inadeguati ed incompetenti.
•Vergogna: nasce nel non riuscire a fare come fanno gli altri, nel sentirsi diversi e pertanto inferiori, nel temere il giudizio di compagni, insegnanti e genitori, nell’osservare la propria prestazione di livello basso rispetto ai canoni richiesti di tempo, correttezza e forma. Leggere di fronte agli altri per un bambino dislessico è umiliante; come lo è anche non riuscire, nonostante l’impegno, a memorizzare calcoli e tabelline.
• Paura: nasce dal temere le continue difficoltà che si trovano ad affrontare. I bambini con dsa si trovano in un ambiente scolastico che è loro ostile per struttura: fatto di scritte, di numeri e di lettura: luogo di sfide ed insidie. Sempre attenti a compensare la loro disabilità strutturano caratteri ansiosi e tesi, che cercano di controllare il più possibile la realtà che li circonda, con lo scopo di evitare scivoloni e di adeguarsi al gruppo.
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